Colonne di vento permeano
la città, squassano querce,
le strade ingorgano
di effigy divelte dai muri,
urtano porte finestre . . .
tutto è mosso.
Ti presentisco alla pioggia––
l’uscio alle spalle mi è chiuso
e l’urto solleva mulini di foglie
lamenta lampade
alla nerezza, provoca afrore
di catrame e pozzanghere guizzanti.
Un crepitìo di ramaglie si prolunga
nel vortice e allo scheletro
arcuato del viale; e tu sorgi
dal buio, con pulsare
violento alle mie tempie
e nella veste intuisco lo slancio
il guanto al collo.
(Vercelli 1951) |
Pillars of wind permeate
the city, make oak trees quiver,
stop up the street
with pictures ripped from the walls,
rattle windows and doors . . .
everything’s agitated.
I scent you in the rain––
the door slams shut at my shoulder
and the crash lifts the leaves in a whir
the lamp laments
in the darkness, raises a stench
of tar and flickering puddles.
A crackle of broken branches goes on and on
in the whirlwind and along the arched
skeleton of the avenue; and you
emerge from the dark, with a violent
pounding at my temples
and in your dress I sense the urgency
the glove at my neck.
(MP) |
Il vento sibila tra lo steccato e sbatte
il bucato appeso sul cortile, i vetri sporchi.
Non so cosa fare: chiudo gli occhi e fumo;
vorrei telefonare alla ragazza; voglio
mettere il capo dentro il vaso di terracotta e urlare
il fallimento della mia divisione di uomo o denudarmi
sulla scala del fuoco e lasciare che il vento
a bocca di lupo geli
questo corpo martirizzato––
ogni oggetto animato o inanimate è donna,
la fogna luminosa dove sta in agguato il mio sesso
di topo ossessionato.
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The wind hisses through the fence and whips the laundry
hung in the courtyard, dirty windows.
What to do; I shut my eyes and smoke;
I'd like to phone my girl; I want
to put my head inside the terracotta pot
and scream my failure at my divided self
or undress on the fire escape and let
the wind with its howl freeze
my martyred body—
each animate or inanimate object is woman,
a luminous sewer where my sex lurks,
an obsessed rat.
(NC) |
Mi pieghi e da francescano prego sul tuo corpo:
altare
tabernacolo
messa del mio cibo––
sono io il mondo
impiegato del mio corpo di schiavo distinto
nel vestito e carico di noia,
penso ai fatti ingombranti
pezzi di carne attaccarsi agli uncini
della mia carne / questo mondo, scodella di cancro
e ciste, e dentro vi butto
fiammiferi cenere cicche
occhi di ragazze accecate dal gioco demente,
l’assito che scotta
e la tendenza naturale del fulcrum.
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You subdue me and like a Franciscan I pray o your body:
altar
tabernacle
mass of my sustenance––
I’m the wold
employee pf my servile form distinguished in its suit
weighted with ennui,
I ponder the encumbering facts
pieces of flesh hung on hooks
of my body / this world a bowl of cancer
and cysts, and there I toss
matchsticks, ashes, cigarette butts.
eyes of girls blinded by my demented game,
the floorboard burning
and the natural bent of the fulcrum.
(SR) |
Quanto lo spasimo sostenuto a letto
le ali dei tuoi fianchi svolano tronche
e una linea di sangue ti fila l’ambra
delle curve––altro non so dire che tu,
biascicando lo spolverio
dell’esistenza corrotta fra il mortuario
e un’alzata di spalle,
fingi un clima innocuo nel freddo
dello sguardo di spine,
ma abbassata alla poltiglia limacciosa
qui, nella mia carraia scurrile,
scorri con la topaia invincibile.
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As a spam sustained on the bed
the wings of your flanks flutter off
and a thread of blood trickles on the amber
of curves––there is nothing to say except
that you, munching the dust cloud
of a fouled existence between lifelessness
and a shoulder’s shrug,
fake an innocuous atmosphere in the cold
of your thorny gaze,
but lowered into the swamps
here in my scurrtilous corridor,
you roam like a rat, invincible in its burrow.
(AGS) |